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L’IMPORTANZA DI METTERE I BAMBINI (E LA LORO CURIOSITÀ) AL CENTRO: INTERVISTA ALLA PROF.SSA MIA PEKKALA

Che cosa rende eccellente una scuola? Potremmo citare una molteplicità di aspetti, ma quello che senza dubbio spicca su tutti gli altri è la qualità dei professori che la animano.

Ed è proprio su questo elemento che l’Istituto Pascal di Chieri ha deciso di concentrare la sua attenzione, sottolineando la sua ambizione internazionale mediante professori altamente qualificati e docenti madrelingua e mettendo, così, in luce la sua aspirazione educativa, volta a crescere bambini e ragazzi curiosi, collaborativi, empatici e autonomi.

Per tale ragione, abbiamo deciso di dar voce a chi, ogni giorno, dedica il proprio tempo e la propria passione al compito didattico, rappresentando una vera e propria eccellenza per le nostre scuole e i nostri studenti.

La nostra Scuola delle eccellenze vedrà, dunque, una serie di interviste rivolte a maestri e insegnanti della Daisy Primaria Internazionale, della Scuola Media Internazionale Holden e dei Licei Pascal, che ci racconteranno quali sono stati i loro primi passi nel mondo dell’istruzione, in che cosa consistono i loro metodi didattici e le innovazioni apportate in classe e, in generale, qual è l’approccio adottato nei confronti degli allievi cui si dedicano quotidianamente.

Apprenderemo, in questo modo, le caratteristiche – umane e professionali – dei docenti dell’Istituto Pascal di Chieri, il loro rapporto con il modello educativo finlandese (che contraddistingue la nostra offerta formativa) e i loro sogni per il futuro dei nostri bambini e ragazzi, in un viaggio coinvolgente alla scoperta dell’insegnamento e delle sue peculiarità. Siete pronti ad appassionarvi?

Apriamo questo spazio con l’intervista alla prof.ssa Mia Pekkala, insegnante di inglese e di scienze in lingua inglese della Daisy Primaria Internazionale

Partiamo dagli albori: quali sono le caratteristiche peculiari dell’insegnamento in Finlandia? Ci racconti la Sua esperienza – sia in qualità di alunna, sia nel ruolo di docente.

La base dell’insegnamento in Finlandia è costituita certamente dall’istruzione dei docenti. La didattica, dal greco didàsko, ossia “insegnare”, indica la teoria e la pratica dell’insegnamento, dove “l’insegnamento degli insegnanti”, che segue concetti di apertura e mentalità innovativa, è un punto di forza del metodo finlandese. Ad esempio, per accedere alla Facoltà di Pedagogia e/o di materie specifiche bisogna superare test attitudinali e psicologici.

Il Piano Offerta Formativa nazionale e quello locale sono allineati, e sono rispettati dai docenti. Al contempo, vige anche una grande fiducia e flessibilità da parte della Direzione Scolastica nei confronti dei docenti: l’insegnante, infatti, può scegliere il metodo che ritiene più efficace per raggiungere gli obiettivi definiti, rendendo, così, il lavoro più fluido e piacevole. I docenti, inoltre – anche i più esperti -, frequentano annualmente un breve corso di aggiornamento volto alla loro formazione, a volte facoltativo, altre obbligatorio.

Sono, poi, molto utilizzati l’insegnamento trasversale e la didattica outdoor: parti di lezioni possono essere tranquillamente svolte in cortile o nei corridoi. Nell’arco delle lezioni di matematica, per esempio, si effettua una prima parte di pratica in forma di gioco (spesso in coppia), sia in classe che in cortile, e solo successivamente si procede con una parte più teorica, completando le pagine del libro. Quest’ultima (con bimbi di 6-8 anni) può durare anche solo un quarto d’ora alla volta.

Come alunna, ho vissuto la scuola finlandese tra gli anni ‘70 e ‘90. Ci sono stati molti cambiamenti e miglioramenti nel corso degli anni. Nel 1995, in particolare, Internet e la digitalizzazione hanno rivoluzionato le scuole per sempre. Nelle scuole primarie, tuttavia, l’uso di attrezzature multimediali è limitato, mentre nei licei gli studenti possono portare il proprio computer o tablet a scuola e svolgono la maggior parte dei compiti e degli esercizi direttamente dal proprio pc. Dal 2016 si è, poi, gradualmente smesso di fare l’esame di maturità in maniera tradizionale (usando carta e penna), per passare a esami svolti digitalmente (presso la scuola).

Nel ruolo di docente, invece, ho potuto osservare il grande cambiamento nel modo di approcciare gli allievi: lo studente è posto al centro, la forza risiede nel gruppo e l’insegnante non è l’unica fonte del sapere, bensì gli allievi e il docente e tutti i membri del gruppo possono insieme fare domande, cercare le risposte e completarsi. Un punto di forza del modello educativo finlandese è, infatti, l’elasticità e la capacità di apprendere da altre pedagogie. Ultimamente, ad esempio, insegnando matematica si usano alcuni elementi del metodo “Varga-Nemènyi”, in modo complementare al metodo finlandese.

Come possono dialogare il metodo educativo finlandese e quello italiano? Quali sono le differenze e i punti di raccordo principali?

Penso che il metodo educativo finlandese e quello italiano si completino e possano arricchirsi a vicenda da diversi punti di vista. Da molto tempo, infatti, entrambi hanno compreso l’importanza di mettere al centro il bambino e la sua curiosità. In Italia, la medica, filosofa e pedagogista Maria Montessori ha “aperto la strada” e ha avviato il cambiamento, mentre in Finlandia è stato rivoluzionario il pedagogista Friedrich Fröbel – noto per aver creato e messo in pratica il concetto di Kindergarten. Senza dimenticare l’influenza che ha avuto sul metodo finlandese la stessa Montessori, soprattutto nello sviluppo della scuola materna.

Durante gli anni della pandemia, l’Italia ha, poi, fatto un grande passo avanti verso la digitalizzazione, avvicinandosi, in questo, al modello finlandese. Una differenza particolarmente grande, però, consiste nell’idea e nel modo di vedere la funzione dei compiti a casa. Il metodo finlandese, infatti, sottolinea l’importanza di lasciare i bambini piccoli con pochi compiti a casa, aumentandoli gradualmente nelle scuole medie e superiori. Nella scuola primaria e nella scuola secondaria, si evita di dare compiti per il fine settimana e non si danno mai compiti per le vacanze. Il pensiero della Direzione Scolastica si basa sugli studi di neuroscienziati, i quali osservano l’importanza del riposo per i bambini dopo la giornata scolastica, che consente loro di studiare in maniera efficace.

Per quanto concerne, invece, l’insegnamento dell’inglese e di scienze in lingua inglese: come sarà calato nel contesto di una scuola “ibrida” come la Daisy Primaria Internazionale? E in quale modo esso risulterà innovativo?

L’insegnamento dell’inglese e di scienze in lingua inglese sarà svolto in forma di gioco, motivo per cui faremo ricorso al metodo outdoor lavorando a coppie e a gruppi. Quando i bambini sono curiosi e allegri, è più semplice che rimangano motivati per apprendere cose nuove. Gradualmente si potrà, poi, aggiungere la parte teorica, sempre rispettando le tempistiche dei bambini. Potremo, inoltre, lavorare utilizzando in modo limitato attrezzature multimediali, ad esempio ascoltando una storia in inglese o guardando un video istruttivo.

Quali aspetti prettamente finlandesi introdurrà nelle Sue lezioni? E quali elementi del metodo didattico italiano deciderà, al contrario, di accentuare?

Utilizzeremo il metodo outdoor e lo svolgimento delle lezioni sarà costituito perlopiù da una prima parte di pratica, in forma di gioco, e, successivamente, dalla teoria. Per rendere le lezioni più interessanti, varieremo il metodo, specialmente se gli studenti sono stanchi. Il ritmo, la cosiddetta “routine”, è già importante all’età di 6-8 anni, ed essa va arricchita con piccole, nuove cose, rispettando tutte le esigenze dei bambini.

È importante, inoltre, avere sempre il tempo per l’ascolto e il dialogo con gli allievi. I bambini devono avere l’occasione di porre le domande, di avere le risposte e di metabolizzarle e di avere il tempo sufficiente per pranzare e per svagarsi giocando liberamente negli intervalli.

Del metodo italiano, invece, manterrò alcune caratteristiche, quali, tra tutte, l’importanza della memorizzazione – facendo imparare a memoria, ad esempio, delle filastrocche o delle canzoni.

Che cosa l’ha condotta ad abbracciare il percorso educativo proposto dalla Daisy Primaria Internazionale, da “finlandese DOC”?

Credo che la Daisy Primaria Internazionale sia un’occasione unica, in Italia, per far parte di un progetto scolastico innovativo e creativo, in grado di unire i nuovi metodi educativi rispettando le tradizioni e le diverse culture, senza dimenticare le proprie radici. La Scuola Daisy rappresenta, a mio parere, un ente ambizioso, che ha curiosità e voglia di lavorare per un futuro migliore: per questo motivo, me ne sono appassionata subito!

Si afferma spesso che il metodo finlandese ponga in luce il fatto che gli studenti imparano divertendosi: penso che tale approccio debba valere anche per i docenti. Sono, quindi, felice di lavorare in un ambiente incoraggiante e motivante, che ti spinge a dare sempre il meglio.

Intervista di Roberta Scalise