Il tema dei compiti a casa, e in particolare quelli assegnati durante le vacanze, suscita un ampio dibattito tra genitori, insegnanti e studenti. Un recente rapporto dell’Ocse ha rivelato che gli studenti italiani, insieme a quelli russi, sono tra i più gravati da compiti estivi, con un carico che può compromettere i progressi realizzati durante l’anno scolastico. In Italia, le vacanze estive si estendono per 12-13 settimane, e molti studenti si trovano a dover completare numerose assegnazioni, un compito che potrebbe rivelarsi controproducente.
Contrariamente, in paesi come la Germania, il periodo di vacanza è significativamente più breve (6-8 settimane). Questa riduzione ha portato, secondo decisioni del Ministero dell’Istruzione tedesco, a una minore quantità di compiti da svolgere, poiché il focus è sulla distribuzione delle vacanze durante l’anno scolastico per evitare una concentrazione eccessiva in estate.
In Svizzera, il modello è simile: qui, il carico di compiti è limitato e spesso assente, eccetto in caso di recupero per studenti con difficoltà in materie specifiche. Questo approccio mira a garantire che gli studenti possano godere del loro tempo libero, senza pressioni accademiche non necessarie.
Negli Stati Uniti, la situazione è differente: i compiti sono assegnati in base all’età degli studenti. I più giovani non ricevono compiti, mentre i più grandi si concentrano su materie scientifiche. Tuttavia, è interessante notare che le discipline artistiche e linguistiche possono essere praticate durante le vacanze attraverso attività come letture, visite ai musei e ascolto di musiche straniere.
Il dibattito sui compiti a casa non è solo una questione di quantità, ma è anche profondamente legata alle dinamiche familiari. Il Ministero dell’Istruzione italiano ha recentemente sollecitato le scuole a coordinare le assegnazioni con l’obiettivo di migliorare la collaborazione tra famiglie e istituzione scolastica, un tema caro al ministro Giuseppe Valditara. Il professor Enrico Galiano ha sollevato spunti di riflessione su questo argomento, evidenziando che le condizioni in cui gli studenti sono costretti a svolgere i compiti possono variare enormemente. Mentre alcuni hanno un ambiente favorevole, altri devono affrontare situazioni difficili che rendono l’assegnazione dei compiti non solo inefficace, ma anche ingiusta.
Galiano osserva che non tutte le case sono uguali. In alcune, ci sono genitori pronti ad aiutare, mentre in altre regnano difficoltà materiali e sociali: “Dove non c’è nessuno. O ci sono troppi.
Dove non si parla italiano. Dove non c’è una scrivania”. In questi contesti, i compiti a casa possono diventare una forma di discriminazione silenziosa, segnando profondamente il percorso formativo degli studenti.
In conclusione, ci si potrebbe chiedere se i ragazzi non abbiano bisogno, oltre ai compiti, di untempo libero reale per pensare, esplorare e, talvolta, annoiarsi. La capacità di pensare criticamente e di trovare soluzioni creative è fondamentale, e un momento di libertà può essere altrettanto educativo quanto qualsiasi assegnazione.
Dando agli studenti spazio per la riflessione e la creatività, si possono costruire fondamenta più solide per il loro futuro.