Domenica: stiamo preparando i bagagli e, con un po’ di rammarico, lasciamo la Finlandia. Diamo un ultimo saluto al mare lattiginoso che si scorge dalle nostre finestre, al cielo grigio e agli abitanti di Helsinki, che, silenziosi, ordinati e generosi, ci hanno accolti e svelato i segreti della loro cultura, di una popolazione che, a detta di recenti articoli, è la più felice del mondo.
Che cosa ci ha insegnato il nostro formatore Petri durante questa settimana? Con i colleghi, di sera, davanti a una zuppa di salmone, si parlava di scuola, di miglioramenti, dell’idea di una scuola nuova, a volte diversa da quella che stiamo vivendo in Italia e a volte proprio la nostra italiana. Perché la nostra scuola non è da buttare, come viene descritta e come si legge su quotidiani, interviste e falsi opinionisti dei social.
In questi giorni su Repubblica, Gianrico Carofiglio scrive un interessante e arguto articolo intitolato “Coraggio e gentilezza: gli alleati della democrazia”. Riporto l’incipit: “Il principio fondamentale del jujutsu – ma anche, con modalità diverse, di molte arti marziali come il judo, l’aikido, il karate, il Wing Chun – ha a che fare con l’uso della forza dell’avversario per neutralizzare l’aggressione e, in definitiva, per eliminare o ridurre la violenza del conflitto. Se l’aggressore ti spinge, tu cedi, ruoti e gli fai perdere l’equilibrio; se l’aggressore ti tira, tu spingi e, allo stesso modo, gli fai perdere l’equilibrio”.
Scorgo tra le righe i passaggi che ci ha insegnato Petri, il nostro formatore. Il punto di arrivo delle mattinate con Petri può essere riassunto con alcuni termini, sempre con accezione positiva: dialogo, confronto, fiducia, gentilezza, collaborazione, visione positiva e assenza di conflitti. Gianrico Carofiglio nel suo articolo esorta ad affrontare il conflitto evitando il conflitto stesso: “Non vi è esercizio di violenza non necessaria; la neutralizzazione dell’attacco, lo squilibrio prodotto con lo spostamento e la deviazione della forza aggressiva hanno una funzione di difesa, ma anche una funzione pedagogica. Essi mostrano all’avversario in modo gentile – diciamo: nel modo più gentile possibile – che l’aggressione è inutile e dannosa, e si ritorce contro di lui. La neutralizzazione dell’attacco non implica l’eliminazione dell’avversario”.
Carofiglio continua dicendo che tali principi devono essere ricondotti alla dialettica, specialmente ai confronti politici e istituzionali che ogni giorno si vedono in TV, diseducativi e carichi di aggressività. Leggendo Carofiglio ed avendo ben chiare le lezioni di Petri, mi sento di dire che questa dialettica della gentilezza va riportata sui banchi di scuola.
Petri ci ha insegnato ad accogliere i nostri studenti al mattino con un sorriso, chiedendo loro come stanno, anche se abbiamo mille pensieri, come la compilazione del registro elettronico, le assenze, i compiti e le interrogazioni. Petri ci ha insegnato a collaborare con i nostri colleghi, ad evitare posizioni di conflitto, di inferiorità o di superiorità; ci ha insegnato a fare squadra e ci ha detto che la competizione non serve a nulla.
È vero che questa è pura teoria, ma quando ci siamo riuniti con i colleghi, alcuni provenienti da altre scuole d’Italia, altri da tutta Europa, eravamo felici, proprio come sono tutti i finlandesi. Petri ci ha insegnato che fare squadra genera il cerchio della fiducia. Proprio come un sasso gettato nell’acqua, ogni cerchio degenera un altro.
Quando i docenti collaborano e si supportano a vicenda, questo spirito di fiducia e coesione si riflette anche nelle aule, creando un clima positivo che incoraggia gli studenti a partecipare attivamente e a vedere il valore dell’apprendimento.
Perciò, ogni passo che compiamo insieme, ogni pratica innovativa che adottiamo, diventa un esempio vivo per i nostri studenti. È attraverso queste azioni concrete che possiamo infondere nei nostri studenti, la voglia di apprendere e di compromettersi con il loro percorso educativo. La scuola non è solo un luogo di trasmissione di conoscenze, ma un ambiente in cui esempi di collaborazione e fiducia possono motivare e ispirare ogni studente a dare il meglio di sé.
Ringrazio Petri e tutti i colleghi che ho conosciuto; sono sicura che ci rivedremo e resteremo in contatto, cercando di mettere in pratica nelle nostre scuole tutto ciò che abbiamo imparato. Ringrazio il circuito Erasmus che ci ha permesso di portare ai nostri ragazzi un’esperienza così meravigliosa.
