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INSEGNAMENTO DELLE ARTI CREATIVE IN LINGUA INGLESE

Il mio nome è Lydia Easley. Oltre alla mia carriera professionale di cantante lirica, ho insegnato per gran parte della mia vita: trovo, infatti, l’aspetto pedagogico e psicologico dell’insegnamento molto stimolante e soddisfacente, motivo per cui sono costantemente alla ricerca di nuovi metodi d’educazione efficaci.

Come docente di lingua nelle arti creative, utilizzo numerose tecniche diverse per aiutare i miei studenti a imparare e a ricordare i termini e le frasi necessari per potersi esprimere. Una delle metodologie più importanti è racchiusa in una frase di Xun Kuang, filosofo confuciano cinese vissuto dal 312 al 230 a.C.: «Dimmi e dimenticherò. Mostrami e ricorderò. Coinvolgimi e capirò».

Tale filosofia, a mio parere, incarna perfettamente l’essenza di tutto ciò che vi è di buono nell’istruzione odierna, oltre a evidenziare quanto sia necessario, oggigiorno, un radicale miglioramento della didattica nel suo complesso. Qualcosa di “magico” accade quando uno studente è in grado di utilizzare la propria esperienza personale e sviluppare un approccio “pratico” all’apprendimento, che rende facile – e persino divertente! – la memorizzazione delle informazioni.

Durante le mie lezioni, pertanto, mi sforzo di attirare gli studenti in quel mondo quantistico in cui stanno imparando senza comprendere veramente i tecnicismi del lavoro. Attraverso una collezione eclettica di metodi accademici, cinestetici, visivi/uditivi, creativi e musicali, creo un’esperienza personale dell’argomento, osservandola da ogni possibile angolazione.

Poiché alcuni studenti imparano meglio attraverso un’esperienza cinestetica, per esempio, è importante che essi abbiano l’opportunità di usare il proprio corpo per la comprensione. Altri studenti, invece, prediligono percorsi visivi/uditivi più forti che possano supportare meglio il loro percorso di apprendimento, ed è giusto che loro possano usufruire di queste esperienze durante la presentazione della lezione. Sulla base della partecipazione alle lezioni e della progressione nel programma, ho, poi, modo di valutare se il metodo stia funzionando o meno. Nella stragrande maggioranza delle volte, dunque, è proprio l’esperienza personale calibrata sui diversi approcci didattici quello che porta al successo.

Sin da piccoli, tutti abbiamo sperimentato il dipingere con le dita, il mangiare la nostra prima torta di compleanno con le mani o l’urlare forte con le mani sulle orecchie per poi toglierle e sentire la differenza. Una delle prime cose i bambini fanno quando gli viene dato un nuovo oggetto, infatti, è metterselo in bocca: in questo modo, stanno sperimentando e conoscendo quell’oggetto attraverso i loro cinque sensi. Questa esperienza personale serve ad aiutare a comprendere il mondo che li circonda, cominciando da se stessi ed estendendosi, gradualmente, verso l’esterno, verso la famiglia e gli amici. Queste esperienze sono estremamente importanti.

Come insegnante, se riesco a collegare – nell’ambito di una lezione – un momento di apprendimento esperienziale con passione e divertimento, allora so di aver creato nello studente un punto di riferimento positivo. A questo punto di riferimento seguiranno presto altri punti che, in seguito, inizieranno a collegarsi tra loro creando una rete. E questa rete di conoscenze diventerà a sua volta il fondamento di ogni futuro apprendimento man mano che questo continuerà a crescere, a seconda degli interessi e delle passioni dello studente.

L’arte, inoltre, è innatamente esperienziale: quando i bambini sono piccoli, non possiamo pretendere da loro dipinti perfetti o pennellate precise. Il mio obiettivo è fornire loro le informazioni necessarie per completare il compito artistico e, al contempo, il “permesso” di sperimentare all’interno di quelle linee guida. Ovviamente è fondamentale che il bambino sia rispettoso dei compiti dei compagni e che si prenda cura dei materiali scolastici a sua disposizione. All’interno di questi parametri, tuttavia, il bambino deve possedere piena libertà di esprimersi artisticamente creando un’opera nella quale si riconosca.

Contemporaneamente, dare ai bambini degli strumenti affinché possano esprimersi in una lingua straniera mentre creano la loro opera non è così complesso come si potrebbe pensare. Attraverso l’ascolto/ripetizione, la stimolazione visiva/uditiva e l’esperienza cinestetica (incluso il parlare), vengono gettate le basi strutturali per la comunicazione nella lingua straniera – nello stesso modo nel quale tutti noi abbiamo imparato la nostra lingua madre. Lavorando a partire dal concetto di “micro-fluenza”, in cui il vocabolario scelto è limitato in modo tale da creare una reale esperienza di conversazione e mantenere un approccio positivo e divertente agli esperimenti linguistici, il bambino acquisisce fluidità sin dall’inizio della sua esperienza linguistica, rimanendo anche più aperto alla gioia della comunicazione senza le barriere, i blocchi e le paure che noi adulti a volte associamo all’apprendimento delle lingue straniere.

Piuttosto che appesantire il giovane studente di lingue con grammatica e regole astratte (il quale si configura un approccio “adulto” all’apprendimento e all’esperienza linguistica, in un momento nel quale le capacità cognitive sono più sviluppate), è, inoltre, molto meglio coinvolgere il bambino in un modo più pratico ed efficace, anche mediante il semplice parlare. Così facendo, gli studenti – anche se non ancora in grado di riprodurre con precisione quella lingua – acquisiranno intrinsecamente, attraverso l’ascolto/ripetizione, una comprensione più completa della lingua e strutture di frasi complete, anziché elenchi di singole parole. L’ascolto, la ripetizione e le strutture complete sono, infatti, essenziali.

Man mano che vengono aggiunti nuovi vocaboli e strutture, poi, la spirale di fluidità inizierà il suo viaggio verso l’alto, allargandosi progressivamente per incorporare una varietà di strumenti comunicativi in continua espansione. Questo, a sua volta, creerà un’esplosione di fiducia nell’abilità linguistica dello studente e porrà le basi per un’esponenziale acquisizione del linguaggio.

Spesso i genitori mi chiedono quale sia il modo migliore per iniziare il percorso di apprendimento linguistico dei propri figli. In questi casi, io rispondo sempre: ascoltando la nuova lingua. In questo senso, possiamo mettere un audiolibro, un cartone animato o un film in inglese o in qualsiasi lingua si scelga, i quali possano fungere da sfondo mentre il bambino sta giocando: non c’è bisogno che “prestino attenzione”, dal momento che il loro cervello inizierà pian piano lo stesso lavoro di decifrazione della nuova lingua che ha attuato quando ha iniziato a imparare l’italiano. Più il bambino ascolta la lingua straniera, più avanti sarà nel processo di acquisizione del linguaggio.

In quanto genitori, non bisogna preoccuparsi di non parlare in prima persona la nuova lingua: questo è, infatti, un momento privilegiato per condividere il percorso insieme ai propri figli, stagliandosi come un’esperienza su cui si può lavorare insieme. Lasciamo, quindi, che le parole ci travolgano e permettiamo ai nostri figli di assorbire i nuovi suoni, e lasciamoli sperimentare i nuovi suoni acquisiti con il suono della loro voce. Assumendo questo approccio metodico, rimarremo sorpresi di quanto velocemente i nostri figli arriveranno a interagire nella nuova lingua attraverso frasi compiute e senza alcuna difficoltà.

di Lydia Easley