L’intervista di questa settimana è con la danzatrice Gaia Daniello, che ha curato il primo mese di laboratorio sportivo pomeridiano alla Daisy Primaria Internazionale.
Partiamo dagli albori: come si è avvicinata al mondo della danza? E come si è sviluppata questa passione, nel corso degli anni?
Non c’è mai stato, nella mia vita, un vero e proprio momento di avvicinamento al mondo della danza, dal momento che danzare è sempre stato naturale e parte della mia routine quotidiana fin da quando ero neonata. Mia madre ha una scuola di danza, il Centro Studio Danza CT di Trofarello, che è sempre stata la mia seconda casa, tant’è vero che i miei primi passi su due gambe sono avvenuti proprio in sala. Questa naturalezza si è poi trasformata in passione e in arduo lavoro nel corso negli anni, in voglia di migliorare e imparare giornalmente.
A tal proposito, la danza l’ha anche condotta a vivere a New York per due anni: ci può raccontare, brevemente, che tipo di esperienza è stata? Come è cresciuta e come ne è stata forgiata, a livello umano e professionale?
Avevo appena 16 anni quando sono arrivata nella Big Apple: è stata un’esperienza formativa al 110%, non solo dal punto di vista professionale, ma anche di vita. L’accademia dell’Alvin Ailey America Dance Theatre è una delle più prestigiose al mondo, e gli insegnanti sono meravigliosi e pieni di entusiasmo. New York è una città che rapisce, oltre che per la sua bellezza, per l’energia positiva che ti fa respirare: senza rendertene conto, in pochi mesi cresci come danzatore, impari a vivere da solo, a prenderti cura di una casa e a relazionarti in una lingua straniera in un Paese straniero.
Lei è attualmente diplomanda al Teatro Accademia alla Scala nel Corso riservato agli Insegnanti di Danza: come è riuscita a raggiungere tale traguardo? E quando ha scoperto l’amore per l’insegnamento?
Dopo essere tornata da New York, a 18 anni, ho iniziato a trasmettere agli allievi della Scuola in cui sono cresciuta ciò che avevo imparato: mi sono subito innamorata degli occhietti dei bambini che ti guardano affascinati quando stai spiegando qualcosa di nuovo, e quando riescono a capire e applicare il movimento corretto al loro corpo. Mi sono, quindi, resa conto che volevo approfondire lo studio anatomico dei movimenti e quello pedagogico e musicale, così, dopo qualche anno di esperienza di insegnamento e affiancamento ai docenti del Centro Studio Danza CT, ho deciso di provare l’audizione in Scala e ora eccomi qui: all’ultimo anno di questa esperienza pazzesca che mi sta donando un bagaglio culturale immenso.
Quale importanza ricopre, per i giovani e, in particolar modo, i bambini, lo studio della danza? Come può aiutarli a migliorarsi e ad affinare la propria motricità?
A mio parere, lo studio della danza è fondamentale per aiutare i bambini e i ragazzi non solo nell’organizzazione corporea, ma anche nell’organizzazione della vita stessa. Essendo una disciplina che richiede regole e rispetto, essa ti forgia nel carattere e insegna un metodo di organizzazione del tempo che è fondamentale per la buona riuscita scolastica e sportiva. Inoltre, la danza è incentrata molto sul controllo del proprio corpo, motivo per cui, praticandola, l’allievo acquisisce una padronanza e una postura tali da migliorare la propria motricità e, perché no, anche la propria autostima, dal momento che, essendo una disciplina estetica, lavora sulla ricerca della bellezza dei movimenti.
Nell’arco del suo primo mese di scuola, ha insegnato Propedeutica alla danza negli spazi della neonata Daisy Primaria Internazionale, la prima scuola italiana in corso di accreditamento da parte del Ministero dell’Educazione finlandese: com’è andata? E qual è stata la risposta dei bambini e delle bambine della classe prima?
È stata un’esperienza bellissima: i bambini, sin dal primo giorno, hanno dimostrato un grande entusiasmo e una totale fiducia nel lavoro proposto, si sono divertiti e, senza accorgersene, hanno appreso le prime nozioni della disciplina del ballerino, tant’è vero che in sole quattro lezioni sono riuscita a vedere dei miglioramenti nella padronanza del loro corpo e nella gestione degli spazi nella sala: due requisiti importantissimi per potersi avvicinare al mondo della danza.
A quale approccio fa ricorso, infine, quando insegna? I metodi nordici possono risultare funzionali, anche nel caso della danza e dello sport in generale? In caso affermativo, come?
Mi avvalgo di diverse metodologie, a seconda dell’età del bambino/ragazzo che ho di fronte durante le lezioni e, soprattutto, a seconda del contesto e dell’obiettivo da raggiungere. I metodi nordici erano una novità per me, ma ho constatato con grande piacere che sono completamente funzionali nel caso della danza. Oltre a molti altri aspetti, infatti, essi vanno a lavorare sull’unificazione e collaborazione di un gruppo e, quindi, in direzione di un rispetto degli spazi fisici, corporei e umani che, come accennato prima, sono fondamentali per i primi approcci al mondo della danza.
Intervista di Roberta Scalise