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10 COSE CHE ABBIAMO IMPARATO SUL MODELLO FINLANDESE

Di Nicoletta Coppo

Le statistiche del “Global Partnership for Education” dimostrano che nel 2019 la Finlandia è figurata come la Stato occidentale con il miglior sistema scolastico al mondo. Un risultato ottenuto massimizzando l’efficienza e, soprattutto, rivoluzionando la filosofia alla base dell’apprendimento.

 

Dopo un viaggio in Svezia e uno in Danimarca, cui sono seguiti due anni di riflessione e di fermo a causa della pandemia, finalmente siamo riuscite a ripartire alla volta del territorio finnico. Abbiamo messo insieme una piccola delegazione con a capo la professoressa Mia Pekkala – finlandese di nascita e italiana per amore –, cui si sono uniti Mara e Andrea della Scuoletta Montessori di Orbassano.

 

Nelle nostre diverse tappe, abbiamo avuto modo di confrontarci personalmente con le meraviglie del metodo educativo finlandese, arricchendo il nostro bagaglio esperienziale e le nostre conoscenze. Ecco che cosa abbiamo scoperto osservando da vicino le lezioni e la vita scolastica della Pirtin koulu Primary School di Kuopio (il corrispettivo della nostra scuola elementare e media) a proposito di questo rivoluzionario modello didattico:

 

 

  1. Evita la competizione e si basa sulla cooperazione: mentre aspettiamo di recarci in aula per la prima lezione della giornata, Mia ci fornisce qualche spiegazione sul funzionamento della scuola e l’organizzazione degli insegnamenti: «In Finlandia, gli anni di scuola dell’obbligo sono solo nove e interessano la fascia di età che va dai 7 ai 16 anni. A questi si aggiunge un anno di scuola materna non obbligatorio. Il sistema finlandese elude la rivalità e crede fortemente nella collaborazione. Le lezioni durano dai 30 ai 45 minuti, i blocchi di argomentazioni di solito si susseguono velocemente. Gli studenti sono chiamati a partecipare attivamente con domande ed esercizi scritti, e l’insegnante rivede e corregge con gli studenti gli esercizi svolti nel blocco appena concluso… in mattinata vedrete con i vostri occhi!»;

 

  1. Non è necessario “stare seduti”, anzi: durante la lezione di matematica della prima ora, abbiamo finalmente modo di assistere allo svolgimento vero e proprio della didattica finlandese. L’argomento del giorno è “il nostro amico 10”. La maestra, supportata da un assistente, spiega ai bambini come sarà la mattinata. Sulla lavagna magnetica i bambini osservano i piccoli rettangoli adesivi che indicano il giorno, le materie e gli eventi particolari. È il loro modo di contestualizzare le nozioni.

 

Fuori, in corridoio, una gimcana di numeri e di disegni ci riporta ancora una volta al tema della giornata: il nostro amico numero 10. Primo blocco di lezione: la maestra divide i ragazzi a gruppi e spiega loro l’esercizio distribuendo un sacchetto di bottoni. I bambini giocheranno con i bottoni completando con sottrazioni e addizioni l’esercizio con il numero 10.

 

I piccoli sono comodamente seduti a terra, qualcuno è appoggiato a pancia in giù, qualcun altro si trova in posizione yoga, qualcun altro ancora è disteso come se stesse per dormire. Sono comunque tutti attenti e partecipi. Dopo un quarto d’ora, l’assistente esce in corridoio con un gruppo e ripercorre la gimcana del nostro amico numero 10. Di qui, l’ultimo blocco: la maestra assegna esercizi da svolgere in classe. I bambini diligenti aprono i libri e scrivono, ma l’attenzione è ormai al limite. Ad uno ad uno, raggiungono il vestibolo, si infilano tuta e scarponi e si apprestano a uscire sulla neve;

 

  1. Le aule sono funzionali ed essenziali: nell’arco della seconda ora (lingua finlandese), abbiamo la preziosa opportunità di guardarci intorno e osservare meglio gli spazi che ci circondano. Siamo in una classe intermedia, gli studenti sono già in aula, hanno appena ascoltato un testo e al momento stanno scrivendo sui loro libri. La lingua finlandese è incomprensibile, perciò rimaniamo seduti ai nostri tavoli e osserviamo l’arredamento. Le aule non hanno nulla di straordinario: sono grandi, spaziose e luminose, non hanno fronzoli, le pareti sono bianche e i banchi si muovono a seconda dell’esigenza dell’insegnante. In ogni aula c’è un lavandino, dei bicchieri, delle borracce, degli scaffali e dei contenitori per i disegni, oltre a un angolo relax e a una grossa palla di spugna;

 

  1. I bambini finlandesi sanno parlare molto bene l’inglese: ce ne rendiamo conto quando entriamo in una classe che corrisponde alla nostra seconda media. Entra l’insegnante di inglese, saluta, i ragazzi ricambiano, non perde tempo e inizia subito la lezione. Dalla sua postazione proietta una serie di immagini complete di sonoro, legge ad alta voce e domanda ai ragazzi spiegazioni. Il ritmo è serrato, i ragazzi sono attenti, alzano la mano e rispondono.

 

La professoressa cambia argomentazione, e lo schema si ripete esattamente come nel primo blocco: lettura ad alta voce, ascolto del sonoro, domande, alzata di mano, esercizi. I ragazzi sono attenti: il loro inglese è fluente, hanno un’ottima pronuncia. «Le ore dedicate alla lingua straniera sono tre, esattamente come nella scuola italiana», ci spiega Mia, «ma in Finlandia i ragazzi completano la loro formazione a casa, per esempio guardando la TV in inglese: per loro è naturale interfacciarsi con il mondo esterno mediante una lingua che non sia il finlandese, come lo è per i genitori. A scuola, infatti, i ragazzi imparano le basi, mentre a casa parlano e ascoltano l’inglese per necessità»;

 

  1. Il tempo libero è “sacro”: quando le lezioni volgono al termine, i ragazzi si alzano in autonomia e si preparano per uscire a giocare sulla neve. «Nella nostra scuola si lavora al mattino con l’insegnante e con i compagni, e gli esercizi che i ragazzi non riescono a svolgere in classe devono effettuarli a casa. In genere è sufficiente il lavoro in classe: troppi compiti non servono, noi finlandesi siamo pragmatici… preferiamo che i ragazzi si dedichino, nel tempo libero, alle loro passioni, allo sport e alla vita all’aperto», spiega Mia;

 

  1. All’aperto sempre, anche se fa freddo: non importa quale sia la temperatura reale e/o percepita: i ragazzi giocano sempre outdoorFuori fa freddo, ma è un freddo sano che ci fa stare bene. I ragazzi sono felici. Non ci sono giochi o attrezzature particolari, qualcuno fa una piramide, qualcun altro si rotola nella neve, qualcun altro ancora rincorre una palla. Insomma… non sembrano percepire il freddo!

 

  1. Il “fallimento” non esiste: «Allo studente finlandese», ci racconta Mia, «viene insegnato che non esiste il concetto di fallimento, ma che l’apprendimento risiede prima di tutto nella possibilità di esprimere al meglio le proprie capacità. Gli studenti non sono inchiodati al banco per un’intera mattinata, ma hanno la possibilità di alzarsi in autonomia, di camminare oppure di uscire senza chiedere permesso. L’insegnante giudica la volontà di miglioramento e l’impegno profuso, dunque non sono premiati i più bravi in senso assoluto, ma gli studenti assidui e volenterosi. Viene, infatti, data molta importanza allo sviluppo delle capacità di indipendenza e senso di responsabilità», precisa Mia con orgoglio;

 

  1. Il rispetto prima di tutto: dalle nostre riflessioni comuni emerge il tema del rispetto, ossia quello che i ragazzi dimostrano nei confronti delle attrezzature comuni e degli spazi condivisi. Nonostante l’alto numero di studenti che si avvicenda nelle aule o nelle biblioteche, tutto è perfettamente tenuto in ordine: i banchi non sono incisi o vandalizzati, i muri non recano segni o graffiti, non ci sono bottiglie di plastica o carte a terra, e penne e cancelleria rimangono sul tavolo in ordine sparso. Le attrezzature elettroniche in dotazione all’insegnante, per esempio, sono appoggiate su un bancone accanto alle lavagne: nello specifico, si tratta di un personal computer, di una lavagna luminosa e di un impianto di stereofonia. I ragazzi, anche quando sono soli in classe, rispettano lo spazio assegnato all’insegnante, evitando di avvicinarsi alle apparecchiature elettroniche e al materiale didattico lasciato incustodito. Il personale di sorveglianza a supporto del corpo docente è quasi inesistente;

 

  1. La raccolta differenziata si impara da piccoli: l’ultima ora di lezione è dedicata all’ecologia. Entra l’insegnante di scienze con il suo assistente. I due tengono in mano dei sacchetti dell’immondizia: oggi si parla di raccolta differenziata. Siamo in una classe che corrisponde alla nostra seconda elementare: i bambini sono ancora piccoli per rimanere seduti al loro posto, qualcuno è seduto sul banco a gambe incrociate, altri sono sdraiati in un angolo dove sono stati collocati dei pouf. L’insegnante prende dal sacco degli oggetti di uso quotidiano, come il cartoccio del latte, una lattina di Coca-Cola, un torsolo di mela, un barattolo di yogurt, e chiede ai ragazzi di collocarli nel contenitore adeguato. La lezione è fluida, partecipata, allegra. Due bambine si fanno le trecce vicendevolmente mentre ascoltano, poi alzano la mano e il professore le invita a depositare il barattolo di vetro nel giusto contenitore. Dopo 40 minuti, l’attenzione è scemata, il professore ripone i sacchi dentro gli armadi e i ragazzi si avviano verso l’esterno;

 

  1. Gli studenti sono sempre affiancati da un tutor: i ragazzi non sono mai lasciati soli. Lo dimostra il team di supporto sempre presente nella scuola, costituito da assistenti sociali, psicologi, medici, infermieri e tutor. Lo scopo del metodo educativo finlandese, infatti, come ci spiega il preside, è quello di preparare cittadini consapevoli e futuri lavoratori in grado di collocarsi positivamente sul mercato. Fin dalle prime classi, gli allievi vengono informati e orientati in vista delle future scelte scolastiche. Non ci sono giornate dedicate all’incontro genitori-insegnanti, l’attività didattica procede in autonomia. I genitori si incontrano con l’insegnante al massimo una volta all’anno, ma solo per gravi motivi al di fuori della sfera didattica.