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Il Barbiere di Siviglia

Teatro barbiere di Siviglia

Qualche mese fa ho avuto la fortuna di accompagnare i ragazzi della terza media e del biennio del liceo al Teatro Regio di Torino per assistere a “L’elisir d’amore raccontato ai ragazzi”, su libretto di Felice Romani, adattamento e testo di Vittorio Sabadin, con le meravigliose musiche di Gaetano Donizetti. Che esperienza incredibile! Venerdì scorso invece, è stata la volta delle prime e seconde medie che hanno visto “Il barbiere di Siviglia e la stanza della meraviglia” al Piccolo Regio.

Perché portare i ragazzi a teatro, vi chiederete? Ormai sembra un’attività un po’ antiquata, giusto? Eppure, attraverso queste rivisitazioni leggere e i piccoli estratti, ho visto come i ragazzi vengano introdotti in punta di piedi a un mondo bellissimo e affascinante.

Ricordo che nell’“Elisir d’amore”, la trama era rimasta fedele, ma i personaggi principali e secondari erano stati traslati in un liceo contemporaneo. Questo dimostra chiaramente che il teatro è senza tempo! Le musiche originali erano intatte, e ho potuto vedere i ragazzi rapiti dalle note di tenori, soprano e baritoni, mentre leggevano le scritte in sovrimpressione per non perdere neanche una parola. Sì, la musica era molto diversa da quella che ascoltano di solito, ma per qualche strano motivo sembrava incuriosirli.

Entrare nel Teatro Regio è stato un momento magico: la bellezza del luogo storico, l’eleganza delle poltrone di velluto rosso e quel lampadario enorme che pendeva dal soffitto – uno dei ragazzi ha persino chiesto stupito: “Ma come fanno a cambiare le lampadine?”. Erano affascinati da tutto! Durante l’opera, partecipavano attivamente, commentavano e tifavano per i protagonisti. E quando infine è arrivato il tanto atteso bacio, la standing ovation è stata elettrizzante! Un momento di vera empatia collettiva, devo dire, davvero emozionante.

Per “Il barbiere di Siviglia” abbiamo assistito a un viaggio divertente e leggero, punteggiato da scatole che svanivano piano piano e arie piacevoli da ascoltare. Era uno spettacolo agile, perfetto per i ragazzi, che riuscivano a seguire la trama con interesse e a divertirsi. Mostrare loro queste opere non solo intrattiene, ma offre anche uno sguardo su tutto il lavoro che c’è dietro la preparazione di uno spettacolo: le prove, lo studio, l’impegno necessario per rendere ogni performance unica. I ragazzi hanno iniziato a comprendere la responsabilità degli attori e dell’orchestra. Quest’ultima, con tutti gli elementi che suonavano insieme e facevano vibrare il teatro, è stata definita dai ragazzi semplicemente “bella da vedere”! Un impatto visivo emozionante.

In aggiunta, andare a teatro insegna anche a mantenere la concentrazione e il silenzio per un paio d’ore. Durante l’opera non si parla e bisogna capire quando applaudire, creando così un momento collettivo di apprezzamento. Chissà, magari alcuni di loro torneranno a vedere altri spettacoli. Magari no, ma sono sicura che il teatro, così attuale, apre la mente e il cuore. È un’esperienza che nutre l’anima e allarga gli orizzonti: e questa, credetemi, è una cosa preziosa!

Micol Rigoni