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A LEZIONE CON L’UOMO DELLE STELLE

Di Micol Rigoni e Roberta Scalise

Luca Perosino è un divulgatore scientifico che si occupa da tutta la vita di astronomia, con l’occhio sempre appoggiato sul suo telescopio e una passione per tutto quello che è sopra la nostra testa – stelle, galassie, il sistema solare –, e, perciò, sempre aggiornato sulle ultime scoperte della Nasa.

È proprio questo amore per l’astronomia che lo ha portato alla Scuola Media Internazionale Holden, dove ha condotto quattro lezioni – di cui tre teoriche in classe (due sul sistema solare e una sul profondo cielo) – della durata di circa due ore ciascuna.

Per concludere il ciclo di incontri, l’ultima lezione si è tenuta all’aperto, in piazza Mazzini, e si è focalizzata sull’osservazione del Sole durante le ore della mattina – ma, volendo, ci si può ritrovare anche in orario serale e osservare il cielo stellato.

Luca Perosino sembra un personaggio letterario: viaggia con una borsa leggera, ma leggera, però, lo è solo in apparenza, perché dentro contiene meraviglie sotto forma di foto che ha realizzato lui stesso di stelle, comete, pianeti e macchie solari, e che sembrano opere d’arte e piccoli capolavori.

Mentre osserviamo il cielo del mattino, l’astronomo risponde con dedizione a tutte le domande che i ragazzi, di solito estremamente curiosi di stelle e galassie, riescono a fargli, sfoderando risposte accurate e ricche di dettagli e spronando al tempo stesso gli studenti ad attivare il pensiero critico. Anche in classe era così: partiva dalla sua lezione teorica con computer e slides, ma poi si infervorava, si appassionava e arricchiva il tutto con aneddoti e curiosità riservate agli addetti ai lavori.

Di solito, dopo due ore di lezione con lui, ci si sente davvero piccolissimi al cospetto dell’Universo, delle sue bellezze e di tutto quello che, di esso, ancora si potrebbe scoprire.

Ne abbiamo approfittato per fargli alcune domande sul nostro Sole, oggetto di osservazione dell’incontro con la classe terza della Scuola Media Internazionale Holden.

Perché è importante far scoprire il cielo ai ragazzi delle medie?

È importante perché è necessario che conoscano tutto ciò che è intorno a noi, quindi non solo le stelle di notte o la Luna, ma anche il Sole: la nostra stella, quella che ci consente di vivere. Sapere che cosa ci circonda e avere una piena consapevolezza di quello che potrebbe accadere – anche solo a livello meteorologico – è essenziale, perché i corpi celesti influiscono notevolmente, nel bene e nel male, sul clima terrestre. Non solo per quanto concerne il cambiamento climatico, ma anche su tutto ciò che riguarda il clima nel suo complesso.

Quali azioni possono essere svolte quotidianamente per conoscere le attività solari, pur non essendo astronomi?

L’osservazione solare può essere effettuata mediante strumenti idonei, che proteggano l’occhio umano con filtri solari in grado di preservarci e di ridurre la luce del Sole del 99,9%, soprattutto per quanto riguarda i filtri esterni in luce bianca, che ci consentono di osservare solo le macchie solari e che – a seconda della tipologia del filtro – possono mostrarci il Sole in un range che spazia da un colore bianco-azzurrino fino a un colore giallo-arancio chiaro.

Poi ci sono i telescopi H-Alfa, come quello utilizzato da noi, che mostrano solo la luce rossa della cromosfera – propria dell’idrogeno alfa – e le protuberanze (i cosiddetti “brillamenti solari”), ossia le fiammate che fuoriescono dal disco solare.

Chi possiede un telescopio, dunque, può munirsi di un filtro in luce bianca da apporre davanti all’obiettivo stesso, e di lì studiare le macchie del Sole: più ce ne sono, più il Sole sta producendo energia e, di conseguenza, si dichiara “attivo”.

 

E, perciò, va bene anche per noi, perché ci alimenta.

Certo che sì: ci alimenta e ci evita una micro-glaciazione, come quella avvenuta nel 1780, quando furono dipinti come ghiacciati tanto i canali di Amsterdam quanto la laguna di Venezia. I pittori fiamminghi, infatti, avevano dipinto come tutto ghiacciato. La micro-glaciazione è durata circa due anni, e poi si è risolta in modo autonomo. Ma ci siamo andati vicino anche noi, e da poco: nell’inverno 2012, appunto, il vento siberiano Burian ha portato la temperatura in pianura padana a 20° sottozero, a causa, principalmente, della mancata attività del Sole e al fatto che quest’ultimo fosse un po’ in ritardo rispetto al suo ciclo naturale.

 

Che tipo di stella è, il Sole?

Il Sole è una stella variabile: sappiamo che il suo ciclo dura circa 11 anni, ma non sappiamo di quanto aumenterà la sua attività. Per esempio, da novembre 2021 il Sole ha avviato un’attività molto più elevata rispetto a quelle che erano le previsioni, perciò si può predire quale sarà l’andamento, ma quanto sarà esattamente la produzione, no.

 

Nel 2025 il Sole raggiungerà la sua acme di iperattività, per poi riprendere il suo ciclo discendente: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere in questi due anni?

Potrebbe succedere che la temperatura sulla Terra aumenti troppo e che vengano sparati dei getti di plasma che colpiscono la nostra ionosfera, i quali provocherebbero non solo le aurore boreali, ma potrebbero anche mandare in tilt i satelliti per le telecomunicazioni, perché a quell’altezza il nostro campo magnetico non è abbastanza efficace da proteggere i satelliti che stazionano intorno alla Terra. Potrebbero, quindi, verificarsi delle tempeste magnetiche, come quella particolarmente potente che, all’inizio degli anni ‘80, ha avuto luogo tra gli Stati Uniti e il Canada e ha provocato un blackout energetico, con una centrale nucleare che ha cessato di funzionare per tre giorni e ha lasciato al buio tutte le città della zona.

 

Una possibile tempesta può essere risolta anche mediante l’intervento umano, o solo dal Sole stesso?

Ciò che possiamo fare noi è schermare meglio i nostri dispositivi – come d’altronde è già stato fatto – ma, effettivamente, saremmo in totale balia del Sole: il giorno in cui dovesse arrabbiarsi di più e spararci addosso una quantità di energia molto più elevata, ci ritroveremmo, infatti, all’età della pietra nel giro di due giorni. Nei confronti del Sole, non possiamo fare assolutamente nulla.

 

E questo non lo possiamo prevedere…

No, no: per fortuna, non possiamo saperlo con anticipo. Possiamo vivere più serenamente!

 

Ci sarebbe, invece, un vantaggio e/o un impatto positivo che altrimenti non si presenterebbe, senza questa iperattività?

Con questa iperattività, abbiamo una temperatura che ci protegge dalle micro-glaciazioni cui accennavamo prima, e che, in un certo senso, manterrebbe lo status quo. Quindi direi che va bene così!